Gli orti sconfinavano fisicamente in quelli adiacenti separati, appena, da reti di ferro sottile. Prodotti organici della fattoria, tradizione, esperienza ed amore facevano dell’orto un luogo dal quale si traevano frutti abbondanti per la povera mensa sovraffollata oltre ogni misura.
Esso donava legumi e verdure di ogni tipo; ornato da “vanieze” (aiuole) di Radicchio colorato sembrava l’Eden e dava sicurezza. Il Radicchio, trapiantato a filari, manifestava le sue fresche geometrie lineari ed oblique; seminato a “spalio” (a mano) frammisto a sabbia, cadeva la pioggia sul soffice terreno che lo faceva precocemente germinare. Poi esso accestiva vigoroso assumendo la forma della sua natura in una esplosione di colori: verde, rosso, variegato.
Sterrato il Radicchio, dall’orto, veniva messo a germogliare in cantina, una pianta ridosso all’altra quasi totalmente ricoperte di sabbia, per gustarlo a tempo debito in “salata” (olio, aceto e sale) con il pane “biscoto” e buon vino. Era consuetudine metterlo nel forno avvolto in fette sottili di lardo stagionato che, a cottura avvenuta, lo permeava di odori e sapori senza tempo. Non di rado le buone foglie di scarto venivano lessate e poi messe a friggere con un battuto di lardo in capienti padelle di rame.
Il Ristorante Al Cavaliere propone anche oggi questa gustosa pietanza, grigliato al forno allieta allegri deschi con il suo profumo ed il suo squisito sapore.
All’occhio attento il Radicchio di Chioggia si manifesta come un girotondo di mani che in un abbraccio amoroso protegge il suo cuore rosso e vitale che si dona umile all’eccellente Riso Carnaroli del Delta del Po, al Ristorante Al Cavaliere spesso abbinato al Tastasale.